Monologhi

CARLO II ASBURGO. Il Re Stregato.

Scritto da Nunzio Bombaci

Forse non sono molti i messinesi che, al passare accanto alla statua di Carlo III di Borbone in piazza Cavallotti, si lasciano incuriosire dalle imprese di questo sovrano, che ebbero una certa rilevanza nella storia di Messina e del nostro Meridione. Tra l’altro, proprio durante il suo regno furono costruiti il teatro San Carlo e la Reggia di Caserta. 

Carlo III (1716-1788) manifestò concretamente una spiccata predilezione per la nostra città, ove fu accolto in trionfo nella primavera del 1735. Vi soggiornò felicemente per due mesi, prima di essere incoronato, a Palermo, Re delle Due Sicilie. Alle sue iniziative – peraltro dagli effetti vieppiù modesti nel lungo termine – va riconosciuta l’intenzione di contribuire alla ripresa economica e cultura di una città che da vari decenni soffriva di una evidente decadenza. Infatti, a partire dalla metà del Seicento, il malgoverno spagnolo, le carestie, le rivolte popolari nonché l’acuirsi delle tensioni tra le classi sociali avevano nociuto gravemente al rango di grande e fiorente città mediterranea di cui Messina aveva goduto sino allora.  

Monumento a Carlo III Borbone del messinese Saro Zagari (1859)

Inoltre, nel secondo Seicento un ulteriore grave colpo era stato inferto alla città dai provvedimenti punitivi assunti da un altro re di Spagna, Carlo II di Asburgo (1661-1700), poiché essa aveva “tradito” il suo Paese nel corso di un conflitto con la Francia. Carlo II era morto senza lasciare eredi. Pertanto, il mezzo secolo intercorso tra i due sovrani fu segnato dalle contese tra le case regnanti europee per assicurarsi la successione al trono spagnolo. Furono i Borbone a prevalere. 

Carlo II bambino

Ma…chi era mai Carlo II, questo re così spietato nei confronti di Messina? Ultimo degli Asburgo sovrani di Spagna, egli accentrava tragicamente nella sua persona i difetti, le disgrazie e le turbe mentali dei suoi predecessori. Più di tutti i re europei, sul piano genetico pagava il prezzo dei tanti pregressi matrimoni tra parenti. Era figlio di Filippo IV e della di lui nipote Marianna d’Austria. In effetti, ai nostri giorni i genetisti hanno potuto determinare un altissimo indice di consanguineità. I suoi malanni erano così numerosi e gravi da valergli il titolo di hechizado, ovvero “stregato”. Egli stesso era convinto di essere vittima di un sortilegio. Nel nostro superstizioso vernacolo si potrebbe tradurre quel termine anche, e in modo più suggestivo, con “malocchiato”. 

In sintesi, Carlo II costituiva un caso da letteratura medica. Aveva sofferto di un forte ritardo nella crescita, nella deambulazione e nell’eloquio. Era basso di statura, sgraziato, claudicante in permanenza, precocemente calvo, epilettico, soggetto a frequenti malattie infettive e alle più varie affezioni dermatologiche e intestinali. Non sorprende che, come attestano i numerosi ritratti, il mento sporgente degli Asburgo raggiungesse proprio nel suo volto l’espressione più abnorme. A causa di tale prognatismo, anche la masticazione costituiva per lui un problema. Sorprende invece che, pur così malato (e sottoposto alle più strampalate e rivoltanti terapie mediche del tempo) Carlo II sia vissuto per quasi quarant’anni.  

Maria Luisa d’Orleans, l’amata prima moglie di Carlo II

Quanto al carattere, vi persistevano atteggiamenti infantili, nonché l’alternarsi di accessi di collera per i motivi più banali e gravi crisi depressive. Soleva lasciare in asso i suoi illustri interlocutori e dileguarsi dagli impegni ufficiali, sgattaiolando nelle cucine per abbuffarsi di cioccolato, unico antidepressivo disponibile all’epoca. Aveva amato profondamente la prima moglie, Maria Luisa d’Orleans, che lo aveva accettato e compreso; tutt’altro che felice fu invece il secondo matrimonio, con la dispotica Maria Anna di Neuburg, che a stento si riprese dall’orrore allorché seppe delle nozze a cui era stata destinata.

Nonostante le suddette disgrazie, alle quali si aggiungeva un’indole facilmente manipolabile e una carente igiene personale, Carlo II era ben consapevole del proprio ruolo di sovrano; anzi, probabilmente non si rivelò il peggiore tra i re della sua casata. In effetti, durante il suo regno, furono adottati congrui provvedimenti in campo economico e fiscale ed ebbe a rallentare in qualche misura l’inarrestabile decadenza del suo Paese. Non va sottaciuto, inoltre, che i suoi malanni sono stati descritti con qualche sottolineatura da parte degli ambasciatori dei Paesi stranieri nella corrispondenza con i rispettivi sovrani. Negli ultimi decenni, pertanto, alcuni storiografi hanno promosso una certa rivalutazione di questa figura, “depurandone” il profilo da quanto di inaffidabile e malevolo si è potuto individuare proprio in quelle descrizioni.      

Si è detto che Carlo II intervenne in modo particolarmente “pesante”, nella storia della Messina tardoseicentesca. Come attesta una lapide visibile da chi percorra il Viale Regina Margherita nei pressi di Ritiro, durante il suo regno (tra il 1674 e il 1678), Messina fu teatro di un importante episodio del conflitto tra Francia e Spagna. I messinesi era divisi allora tra due celebri fazioni: i merli e i malvizzi. I primi appartenevano per lo più ai ceti popolari e rimanevano comunque filospagnoli. Per converso, i più agiati malvizzi (“tordi”) volevano affrancarsi dal dominio spagnolo e, in seguito a una rivolta cittadina, chiesero aiuto a Luigi XIV. Messina fu occupata dalle guarnigioni francesi. Tuttavia, ben presto i nuovi dominatori si rivelarono peggiori degli spagnoli. 

“Malvizzo”, ovvero tordo sassello

In seguito alla pace di Nimega, Messina ritornò alla Spagna. La rappresaglia di Carlo II nei confronti della riottosa città fu feroce. Il sovrano hechizado privò Messina di importanti prerogative, tra cui la  Zecca e il Senato. Distrusse quest’ultimo e fece spargere il sale sull’area in cui sorgeva.

Messina, i resti della Real Cittadella, sistema di fortificazioni costruito dopo la rivolta antispagnola del 1674

La crudeltà del “Malocchiato” si rivelò così una grave iattura per la città dello Stretto. E, dopo pochi decenni, altre sciagure avrebbero colpito Messina. Epidemie e calamità naturali vi avrebbero apportato altri morti e altre distruzioni, quasi relegando all’oblio il “malocchio” gettato addosso alla città dal disgraziatissimo re Carlo II.

Messina prima del terremoto del 1783. Notare il lunghissimo edificio della Palazzata, prospiciente il porto. Fu distrutto dal sisma del 1908.

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Nunzio Bombaci

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