Una delle più assidue frequentatrici della Sorellanza è Dolores. Nessuno sa più se questo sia il suo vero nome, oppure un soprannome affibbiatole ad hoc. Nel primo caso, nomen omen; nel secondo, evidentemente il suo carattere tendente all’autocommiserazione risale agli anni giovanili, perché tutti ormai la conoscono come tale, da decenni. Anche la storia di Dolores è misteriosa; per un certo periodo della sua vita è stata assente dal paese, e questo di per sé basta a far dubitare la gente della sua rettitudine. Perché si intende, fuori da Piana del Resco non c’è vita né virtù. Ad ogni modo, l’unica persona che conosca la sua biografia è suor Angelica; Dolores, infatti, l’ha eletta a suo confessore personale. A poco valgono le sottigliezze teologiche in base alle quali suor Angelica è, appunto, una suora, e non può somministrare il sacramento della Confessione. Niente da fare; nonostante suor Angelica le ricordi spesso questo punto, tra il serio ed il faceto – e un po’ anche come scusa per togliersela di torno –, alla fine di ogni messa, puntualmente, si vede Dolores partire dalle panche di mezzo e rincorrerla in sagrestia. Braccatola, Dolores noleggia personalmente suor Angelica per venti minuti buoni, tra telefoni squillanti, bimbi urlanti, viveri che arrivano, macchine che salutano e partono.
Settimanalmente, e a volte anche infrasettimanalmente, Dolores accumula tanta tristezza, miseria e colpa che ha bisogno di essere purificata dalla confessione “angelica”. Ma non è finita; questi riti privati terminano sempre con un lavacro letterale, ovvero con una specie di doccia integrale con l’acqua benedetta, che Dolores trova nelle bacinelle in fondo alla chiesa. Sulle prime i sacerdoti non capivano come mai quest’acqua terminasse sempre, ipotizzando pure una fervidissima fede del popolo, e uno di questi propose addirittura di istituire, come in certe chiese anglosassoni, una specie di piccola botte di acqua santa, da tenersi fissa all’uscita, per consentirne la libera fruizione da parte dei fedeli muniti di boccette. Ma suor Angelica spiegò l’arcano, e allora si pensò di suggerire a Dolores di portare da casa delle bottigliette di acqua, da far benedire prima o subito dopo la funzione domenicale. Le sacre abluzioni si sarebbero così potute svolgere comodamente a casa.
Per un po’ la cosa funzionò anche, ma ben presto degenerò: a quanto pare Dolores era divenuta così dipendente dall’acqua santa che ne consumava tantissima, e non riusciva più a starne senza, pena lancinanti crisi d’astinenza. Una domenica si racconta che fu vista entrare alla messa con una tanica da 20, piena, trasportata da lei stessa con tenacia indefettibile. Altri narrano che furono gli angeli a sostenerla.
Ma la mitologia intorno alla figura di Dolores conosce un apice assoluto, una punta inarrivabile di pura genialità. Una domenica, dopo la messa, ella sfoggiò un sorriso smagliante, come da decenni non solcava le sue pallide guance; si avvicinò di gran carriera a suor Angelica e le disse: «Suora, ho trovato finalmente la soluzione: domani dice al parroco di venire da me, e facciamo benedire il rubinetto di casa».
Questo fu il punto di non ritorno della storia di Dolores. Proprio nel senso che non tornò più alla Sorellanza. Non si sa bene cosa avvenne dopo quella proposta, e suor Angelica tende a sviare su questo punto. Fatto sta che sembra che lo spirito di Dolores abbia finalmente trovato un po’ di quella pace tanto agognata, e forse anche meritata.
Sicuramente agognata e meritata da suor Angelica.