Monologhi

Sul global warming. Greta, segno di contraddizione?

Scritto da Nunzio Bombaci

Il dibattito sui mutamenti climatici in atto è da tempo “la torta alla crema” del giornalismo e dei cultori della rete. Al riguardo, nel web alcuni siti meteo conducono all’estremo il sensazionalismo proprio del virtuale. Basta saper confezionare il titolo degli articoli a indurre il lettore al “click”, ormai demone ausiliare del dio Denaro. Ad esempio, un titolone ti segnala un violentissimo nubifragio sulla località X. Caschi nella trappola, clicchi e leggi che, in realtà, su X sono caduti 20 millimetri di pioggia: era solo un acquazzone!

Per lo più, quei siti meteo seguono la tesi di gran parte della comunità scientifica circa la responsabilità dell’uomo nel dare avvio al riscaldamento globale e alle sue nefaste conseguenze. Soltanto una minoranza degli scienziati ne minimizza l’entità e i rischi.

E l’uomo della strada, invece? Dinanzi a tale ridda di ipotesi, costui può  reagire anche con marcato scetticismo o con sovrana indifferenza. Taluni pensano di non doversi preoccupare per il futuro, poiché “a lungo andare saremo tutti i morti”, come amava dire John Maynard Keynes a chi gli obiettava che i suoi modelli di previsione economica erano validi per il breve periodo, ma non per il più lontano. Tuttavia, riguardo al rischio ecologico, non si può ostentare indifferenza. Anzi, forse qui è opportuno, in qualche misura, il ricorso alla “euristica della paura” tematizzata dal filosofo Hans Jonas. Se Giovanni XXIII aveva le sue ragioni per stigmatizzare i “profeti di sventura”, oggi i falsi profeti sono invece coloro che, riguardo al nostro futuro, predicano un ottimismo sconsiderato.

La tesi del riscaldamento globale è supportata da un numero elevato di evidenze sperimentali. Nella selva del web, tuttavia, non mancano coloro che magnificano i possibili effetti positivi di un processo che per i più avveduti è funesto. Forse, in Russia il “generale Inverno” sarà degradato a sottufficiale e nella Pianura Padana si faranno ancora più rari gelo, nebbia e neve. Che importa se il progressivo scioglimento dei ghiacciai alpini potrà determinare una grave crisi idrica nella più grande pianura italiana?

Tra i “negazionisti” illustri campeggia (pur con cenni di resipiscenza) Donald Trump. I recenti inverni, rigidissimi negli States, lo hanno indotto a ironizzare sul presunto riscaldamento: ma come…più di prima, il gelo sconfina nella Florida e nevica sin quasi alle coste del Texas!

Se il don Ferrante manzoniano era convinto che la peste non esistesse, pur sul punto di morirne, il Presidente non si accorge di ciò che è evidente in gran parte del globo e dimentica che tra gli States figura anche l’Alaska, devastata dai mutamenti del clima.          

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Chi non conosce Greta Thunberg, fenomeno mediatico tale da suscitare le reazioni più diverse? Come è noto, Greta è affetta dalla sindrome di Asperger. Presenta un quoziente d’intelligenza elevato, una capacità non comune in campi determinati (es. matematica, programmazione…) ma, in quanto l’Asperger è ascrivibile allo spettro autistico, notevoli difficoltà nelle relazioni interpersonali.

Il 23 settembre scorso, presso la sede dell’ONU, la ragazza ha manifestato, nei tratti del volto e nel tono di voce, la sua rabbia nei confronti dei “grandi” (?) della terra. Certo, Greta non avrebbe guadagnato alcuna risonanza mediatica senza il sostegno di un cospicuo staff di professionisti della comunicazione sociale. Sono evidenti, peraltro, le ingenuità di alcune iniziative(si pensi al viaggio in America su un veliero). Altre criticità si rinvengono nel tono apocalittico delle sue invettive, comunque funzionale all’interesse che la sua campagna vuole suscitare.  

Mi limito qui a segnalare le paradossali reazioni anti-Greta di qualche meteorologo attivo sul web, già distintosi per un sensazionalismo tale da scorgere sempre e comunque i segni di infausti mutamenti climatici. Così, pochi giorni dopo l’intervento di Greta all’ONU, qualche sito meteo ha stravolto il suo orientamento editoriale, sino allora allarmistico riguardo al global warming, pubblicando articoli sarcastici nei confronti di Greta e di coloro che prospettano i rischi planetari connessi al fenomeno. In sintesi, vi si è sostenuto che l’aumento delle temperature sarebbe modesto e apporterebbe più benefici che problemi alle attività umane: si renderebbe, tra l’altro, coltivabile gran parte del Canada e in Siberia si vivrebbe meglio.

A sostegno di tali rassicurazioni, si sono addotte le conseguenze delle oscillazioni termiche del passato, attestate da elementi oggettivi, come il “carotaggio” dei ghiacci polari, e dai resoconti cronachistici risalenti alle varie epoche. Ne risulta che i periodi più caldi sono stati, nel complesso, più favorevoli alla vita sulla terra rispetto a quelli freddi. Così, nei secoli che vanno dall’Impero Romano al Basso Medioevo, ancora più caldi dell’attuale, si è verificato l’“optimum climatico”. Nell’arco di un paio di secoli, il clima si raffreddò, tanto da dar luogo alla “piccola età glaciale” che, dal Quattrocento a metà Ottocento, apportò spesso la rovina dei raccolti, carestie e tassi di mortalità elevatissimi.

 Tuttavia, se queste valutazioni comparative delle oscillazioni termiche valgono per il passato, non si possono applicare ai prossimi decenni con la disinvoltura dei suddetti meteorologi web. Innanzitutto, diversa è la natura delle variazioni più recenti: l’optimum climatico si inseriva nel normale andamento ciclico del clima terrestre, mentre il riscaldamento attuale, correlato a fattori antropici, è molto più rapido e si va persino accentuando.

Comunque, ai siti meteo in parola, il fulmineo viraggio al “negazionismo” in campo climatico non pone alcun problema di coerenza: l’importante è far colpo sui lettori, indurli al “click”.

E…sorpresa! Nelle ultime settimane – scrivo a fine novembre 2019 – si sono ripresentati sui siti meteo in parola, dapprima timidi e poi sempre più spavaldi, articoli che hanno “risposato” il vecchio, catastrofico orientamento editoriale. Pertanto, hanno ripreso ad ammonire i lettori riguardo alle conseguenze del global warming. Forse non è più sensato remare contro Greta, e quindi è bene riproporre le tesi poste in soffitta poco prima. E, poi, sarebbe inopportuno diffondere ancora messaggi rassicuranti nel terribile contesto meteo di questo novembre in Italia. Se i fatti contraddicono le teorie,  non sempre si può sentenziare “tanto peggio per i fatti”. Oggi meno che mai. Ne va…della vita sulla terra. E poi, di Greta si parla ora molto meno. Vale ancora la pena propugnare un negazionismo climatico raffazzonato, messo su soltanto per erigersi contro qualcuno?

 

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Nunzio Bombaci

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